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In
una verde valle, alle pendici di un monte la cui cima era perennemente
innevata, sorgeva una fattoria. Era lì che viveva Giulio, un uomo che amava la natura e gli animali. La fattoria era stata costruita da suo nonno con l’aiuto della moglie, la quale aveva provveduto a renderne confortevole ogni angolo. Ancora oggi si potevano ammirare le belle tende che lei aveva ricamato a lume di candela. Infatti, a quell’epoca, non c’era ancora la corrente elettrica nelle abitazioni lontane dalla città. Giulio
amava tantissimo quella grande casa perché lì era nato sia lui che suo
padre. Aveva un po’ sofferto quando era stato costretto a fare dei
lavori di ammodernamento; ma erano necessari e suo nonno, se fosse stato
ancora in vita, avrebbe compreso. Tutto
era sereno e armonico nella fattoria. Gli animali erano felici perché
Giulio li accudiva e li rispettava. Ma c’era qualcuno che si sentiva
inquieto. Nella sua stalla, dotata di ogni comfort, la mucca Rosa con
sguardo annoiato faceva zapping da più di un’ora. Non c’erano
programmi interessanti alla televisione ma non le andava di spegnerla
perché il suo incessante borbottio le faceva comunque compagnia.
Ad un tratto udì qualcosa che catturò la sua attenzione. Il
documentario sull’India, che fino ad allora le era sembrato noioso,
trattava adesso un argomento che la riguardava da vicino: le mucche.
“Ma com’è possibile che in India le vacche siano sacre e in Europa
no?” si chiese Rosa con stizza. Da quel giorno tutto le parve un
affronto alla sua dignità di mucca. Non volle più essere munta né
andare al pascolo alle ore stabilite. Rosa amava dipingere. Le immagini che riproduceva sulla tela erano panorami relativi alle vallate dove pascolava. Quando il suo occhio si posava su una veduta particolarmente suggestiva, Rosa cercava di imprimere nella sua mente ogni particolare e, una volta rientrata nella stalla, si metteva al lavoro. Faceva dei bellissimi quadri ma, come al solito, era scontenta. Un giorno capì cos’era che la rendeva insoddisfatta. Non dipingendo sul posto, non riusciva a riprodurre le giuste tonalità dei colori. Scordava quanto era intensa la luminosità del sole; dimenticava completamente i giochi di luci ed ombre né tanto meno metteva in risalto l’oscillazione delle piante al vento. Decise, quindi, di dipingere mentre era al pascolo. A niente valsero i tentativi di Giulio: Rosa non mangiò più. Una mattina all’alba, quando tutte le mucche erano in partenza dalla fattoria per raggiungere i pascoli, Rosa non riuscì ad alzarsi dal letto. Era debole e le girava la testa. Giulio chiamò il veterinario che, dopo una visita accurata, disse: “Non è affetta da nessuna malattia, ha soltanto bisogno di mangiare.” Ma Rosa ricordò quanto udito nel documentario: in India le mucche erano libere e nessuno le obbligava a fare qualcosa. Quindi, testarda come sempre, fece di testa sua.
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Rimase a letto e rimuginò sulla libertà di cui godevano le mucche indiane. Sempre più nervosa accese il computer e si collegò ad Internet. Dopo aver consultato decine e decine di siti, si fermò a riflettere e i pensieri che attraversarono la sua mente non le piacquero. Documentandosi adeguatamente, come aveva fatto oggi, apprese molte cose. Dapprima aveva scoperto che era vero che in India alle mucche era tutto permesso e niente veniva imposto ma c’era ben poco da gioirne. Le foto che aveva osservato ritraevano animali pelle ed ossa, il cibo scarseggiava sia per loro che per gli umani e se qualche bovino si ammalava non c’era chi se ne prendesse cura. La povertà degli uomini non consentiva loro di pagare un veterinario che curasse le mucche! Allora intuì quanto era stata superficiale: aveva prestato ascolto ad una sola frase del documentario e questo l’aveva portata a conclusioni errate. E non era tutto! Si era ammalata per il mancato nutrimento e Giulio, che le voleva bene, si era preoccupato per lei. “Ah, come ho sbagliato!” concluse. Decise che il giorno successivo sarebbe andata a pascolare e solo dopo aver mangiato, invece di chiacchierare con le sue amiche, avrebbe dipinto. L’indomani mantenne la promessa e mentre ritraeva il verde del prato che ondeggiava al vento e l’azzurro cristallino dell’acqua che scendeva impetuosa dal monte, pensò: “Che paradiso, come sono fortunata!” Lasciò
che il suo sguardo vagasse fino all’orizzonte e le sembrò di
vedere per la prima volta.
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